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DIffamazione tramite PEC. Non sussiste l’aggravante.

La Corte Suprema di Cassazione, con una pronuncia del 23 maggio 2023, è tornata sull’argomento dell’uso illecito dei programmi di comunicazione elettronica per decidere in merito alla vicenda di un soggetto ritenuto responsabile di aver inviato un messaggio denigratorio nei confronti di un collega, tramite pec, ad alcune persone.

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Cassazione: non è diffamazione la critica del superiore

Con una recente pronuncia, la Corte è tornata a chiarire la portata del principio di continenza, evidenziando che si deve tenere conto del complessivo contesto dialettico in cui si realizza la condotta e verificare se i toni utilizzati dall’agente, pur forti, non siano meramente gratuiti e immotivatamente aggressivi dell’altrui reputazione, ma siano, invece, pertinenti al tema in discussione e proporzionati al fatto narrato ed al concetto da esprimere

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