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10.000 euro di sanzione ad un medico

Il Garante ha irrogato una pesante sanzione (10.000 euro) ad un medico di base per aver lasciato le ricette dei propri clienti all’esterno della finestra dello Studio, esponendoli alla curiosità dei passanti.

Il principio è sostanzialmente corretto, perchè dalla ricetta è possibile evincere il tipo di farmaco assunto o la prescrizione diagnostica e, quindi, risalire anche alla potenziale patologia dell’interessato, del quale sono presenti nome, cognome e codice fiscale sulla ricetta stessa.

Inoltre, prendere visione di quei dati può fornire, ad un malintenzionato, elementi utili per un furto di identità, con evidente potenziale pregiudizio dei diritti e delle libertà degli interessati

Se le motivazioni poste alla base della censura inoltrata al Medico sono condivisibili, non appare invece ragionevole il pesante provvedimento sanzionatorio, per una serie di motivi

Il primo: quella di lasciare le ricette ai pazienti, in prossimità della cassetta postale o in un luogo facilmente accessibile, è una prassi comune del settore medico, da contrastare soprattutto oggi che la ricetta può essere domiciliata direttamente presso la farmacia, ma sarebbe necessaria maggiore informazione nei confronti della categoria e, soprattutto, tener presente che la maggior parte dei pazienti dei medici di base è costituita da persone anziane, che non hanno alcuna dimestichezza con le tecnologie informatiche

Il secondo: il Regolamento Europeo sulla tutela dei dati personali pone in risalto, come compito primario delle Autorità di controllo, le prescrizioni ai titolari dei trattamenti, finalizzate a creare una cultura della corretta gestione dei dati. L’irrogazione immediata della sanzione, a fronte dei chiarimenti forniti dal medico e relativi alla necessità di rispettare l’obbligo di distanziamento imposto per la pandemia (non giustificabile ma comprensibile), non sembra coerente con tale impostazione.

Il terzo: la violazione del principio di necessaria offensività della condotta, ribadito a più riprese anche dalla Corte Suprema di Cassazione, che impone l’accertamento di un concreto e reale danno, economicamente apprezzabile, al diritto che si presume leso, mentre la Pubblica Amministrazione, in generale, continua a considerare qualsiasi condotta atipica come illecito, con un salto logico ingiustificato tra pericolo potenziale e reale.

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